Atmaen: Un Viaggio Musicale che Trascende i Confini
Nel panorama musicale contemporaneo, pochi artisti incarnano la fusione di culture e generi con la stessa maestria di Atmaen. Il suo ultimo lavoro, “Canto sagrado”, è un tessuto sonoro che intreccia le tradizioni folkloristiche di Irlanda, Scozia, Scandinavia e Nord Italia, creando un’opera che è al contempo un omaggio e una rivoluzione.
L'artista ci invita in un viaggio attraverso il sacro e il profano, dove ogni nota è un passo verso l’infinito.
Le sue radici nella musica etnica e tradizionale si fondono con un approccio quasi cinematografico, dipingendo paesaggi sonori che evocano immagini vivide e scenari emotivi. La sua formazione eclettica in tecniche vocali, che spazia dal classico al sciamanico, si manifesta in un album dove la voce diventa strumento di narrazione e trasformazione.
In un’epoca in cui la musica spesso si limita solamente ad intrattenere, Atmaen ci offre un’opera che aspira a guarire.
“Canto sagrado” è un invito a ritrovare l’armonia con noi stessi e con l’universo, goccia dopo goccia.
Atmaen, la tua carriera spazia attraverso generi e culture diverse. Come si riflette questa diversità nella tua identità musicale e nel tuo ultimo album “Canto sagrado”?
Sono una grande appassionata di musica etnica e tradizionale in generale, indipendentemente dall'area geografica di provenienza. Nel corso della mia carriera ho infatti lavorato in progetti di world music alquanto variegati, che abbracciavano e integravano stili molto diversi tra loro, dal folk dell'Europa Occidenatle alla musica asiatica e nordafricana. Nell'album Canto sagrado si sono riversate, in particolare, le mie influenze derivanti dalla musica folk irlandese, scozzese e scandinava, a cui si sommano riferimenti alla musica popolare del Nord Italia. La musica sacra riveste un ruolo importantissimo in questo album, benchè non si tratti in alcun modo di un lavoro filologico né di riproporre i canti specifici di alcune tradizioni spirituali. Credo piuttosto che il modo in cui vengono proposte le parti vocali nei brani dell'album rievochi quell'energia celebrativa, di elevazione ed espensione verso il divino che è il cuore di tutto il canto sacro e rituale, dal gregoriano all'ars antica, dai mantra della tradizione induista ai canti cerimoniali dei Nativi americani.
Un altro elemento essenziale di questo album è l'aspetto “cinematografico” delle composizioni, derivamente dalla mia passione per le colonne sonore. Gli ambienti sonori ricreano paesaggi e vere e proprie scene che prendono vita all'interno del flusso musicale.
La tua formazione in tecniche vocali è estremamente variegata, da quella classica a quella sciamanica. In che modo queste discipline influenzano il tuo processo creativo e la composizione dei tuoi brani?
Come dicevo poc'anzi, l'aspetto vocale è importantissimo per me fin dalla primissima fase di ideazione di un brano. Con “aspetto vocale” mi riferisco alle diverse sonorità di cui la voce umana è capace. Ecco quindi che un brano prende una determinata direzione in base ai colori, registri, e timbri vocali che intendo sperimentare. Nell'album Canto sagrado sono presenti diverse voci, anche se sono sempre io a cantarle. Toni dolci e avvolgenti, vocalizzazioni etniche di grande energia, sussurri ed elementi percussivi vocali, voci che si fondono in un unico coro e voci soliste che si stagliano con grande presenza. Ognuno di questi suoni rappresenta un personaggio, o meglio un'entità specifica, con particolari qualità energetiche: la sciamana, la sacerdotessa, la donna terrena, la ricercatrice spirituale. I brani raccontanto le loro storie e comunicano il loro messaggio.
Il tuo singolo “Goccia a goccia” sembra evocare immagini e sensazioni profonde. Qual è la storia dietro questa canzone e come si collega al tema più ampio del tuo nuovo album?
Il brano Goccia goccia nasce dalla consapevolezza che l'uomo moderno si sta sempre più allontanando e disconnettendo dalla natura. Non solo in senso pratico (ad esempio con lo spostamento in massa verso le città), ma anche da un punto di vista interiore. Si stanno infatti perdendo il senso di appartenenza al pianeta Terra e la connessione alle altre creature che lo abitano (animali e vegetali). Tutto ciò ha causato profonde ferite tanto nel nostro corpo (basti pensare al ruolo dell'inquinamento sulla nostra salute), quanto nella nostra anima poiché ci sentiamo spesso soli, alienati, privi di radici e incapaci di percepire noi stessi come parte di qualcosa di molto più grande e ricco di bellezza e di senso. Contemporaneamente, tali comportamenti hanno creato anche danni e ferite al nostro pianeta. Ecco quindi che, nel brano Goccia goccia, la sciamana dei boschi invoca il potere purificatore dell'acqua affinchè lavi e curi queste ferite. L'acqua e il canto (o il suono) sono strumenti pratici, ancora prima che simboli, utilizzati dal genere umano fin dai tempi ancestrali per curare l'anima e il corpo. Sciamani, druidi, sacerdoti, uomini di medicina delle più diverse aree del mondo nel corso dei millenni hanno cantato, suonato e utilizzato l'acqua per compiere riti di guarigione, iniziazioni, cerimonie a carattere sociale.
Tutti i brani dell'album sono “canti di medicina”, cioè canti che mirano ad attivare un processo di trasformazione interiore il chi li canta e in chi li ascolta, nati a partire da un intento consapevole.
Il primo singolo Feathers in the sky, ad esempio, è un'invocazione allo spirito del vento e agli uccelli marini, per imparare a spiegare le nostre ali e a cavalcare il vento verso la realizzazione del nostro pieno potenziale.
La tua musica spesso esplora temi di guarigione e connessione spirituale. Come speri che “Goccia goccia” influenzi i tuoi ascoltatori e quale impatto desideri che abbia?
Esattamente, la mia musica mira proprio ad attivare contemporaneamente un processo di interiorizzazione ed un movimento di espansione. La nostra coscienza può infatti muoversi in entrambe le direzioni allo stesso tempo, collegando quindi la parte più profonda di noi stessi ad energie esterne di cui facciamo parte, siano esse gli altri esseri viventi, gli elementi naturali, l'universo intero.
Ogni brano porta con sé una specifica qualità di energia e lavora su temi specifici. Ma a monte di tutto ciò, lo scopo primario è accompagnare l'ascoltatore in uno stato di distensione, contatto con sé, centratura e serena apertura.
Goccia goccia, con il suo ritmo più incalzante rispetto agli altri brani e l'uso di un timbro vocale più deciso, vuole anche essere una chiamata all'azione per tutti noi, affinché ci attiviamo seriamente per prenderci più cura di Madre Terra, senza la quale non possiamo sopravvivere.
Lasciaci con una tua citazione, e se ti va con un saluto ai lettori di Musicatonica
Innanzitutto ringrazio Musicatonica per avevrmi dedicato questo spazio e ringrazio tutti i lettori e le lettrici per l'attenzione che mi hanno dedicato.
Il pensiero che ripeto spesso a me stessa è “Resta sulla via”. E' un invito a non scoraggiarmi, a non smettere di camminare sulla strada che sento essere quella giusta per me, anche quando il percorso diventa faticoso e magari sembra che non ne valga più la pena. E' la filosofia che mi ha permesso di arrivare alla realizzazione di questo album, dopo due anni di lavoro e numerose situazioni difficili che si sono presentate durante il cammino. Che sia per tutti gli amici e le amiche di Musicatonica un invito alla perseveranza, alla pazienza, alla costanza e alla fiducia in sé stessi/e!
Grazie, Atmaen, per aver condiviso il tuo viaggio con noi e per averci ispirato a rimanere sulla via dell’autenticità e della passione. A tutti i nostri lettori, l’invito è a lasciarsi trasportare dalle note di “Canto sagrado” e a scoprire il potere trasformativo della musica che parla direttamente all’anima.
Vi invitiamo a seguirla sul suo profilo Instagram:
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