Intervista a Chino: l’artista che racconta Roma con le sue note
- musicatonica
- 4 mar 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Benvenuti a questa esclusiva intervista con Chino, l'eclettico artista romano il cui percorso musicale ha attraversato le radici dell'hip hop con la "Banda Larga", fino alla sua trasformazione nell'indie, rivelando una personalità artistica unica e appassionante. Oggi, ci immergeremo nel suo ultimo singolo, "Cantastorie (Diario di Bordo)“, un affascinante racconto della sua quotidianità, arricchito da riferimenti alla romanità ed alle influenze cinematografiche di Zerocalcare. Scopriremo le sfumature dietro questo brano ed esploreremo il mondo di Chino, tra passato, presente e prospettive future, in un viaggio musicale che abbraccia la vita quotidiana di Roma ed oltre.

In che modo la scena musicale di Roma ha influenzato la tua musica? Come ti senti parte della tradizione musicale della città?
Allora la scena musicale di Roma per me ha un grandissimo valore, inizialmente da bambino sono rimasto folgorato dalla musica tradizionale romana, perché a casa si ascoltava molto, quindi per fare due nomi Califano e Gabriella Ferri. La cosa che mi affascinava di più di questi autori era il sentimento che mettevano nei brani, soprattutto la malinconia, che veniva in qualche modo resa come un sentimento estremamente nobile e terapeutico. Altro grande aspetto che mi colpì fu la veridicità nei testi, perché ascoltandoli, descrivevano minuziosamente aspetti di vita, che con le dovute differenze potevi ritrovare nel tuo quotidiano. Quando poi ho scoperto il rap, e sono andato a conoscere il rap della mia città, ho ritrovato lo stesso stile, quell’ emozionalità e quella veridicità nei testi. Nel mio lavoro ho sempre cercato di raccontare il mio immaginario, mischiandolo a emozioni e sensazioni che vivo o ho vissuto.
Per quanto riguarda il sentirmi parte della tradizione musicale della mia città, credo che la cosa che posso fare per esserne parte è guardare a chi ci stava prima ed imparare, cercando sempre di inserire la mia visione delle cose, e sicuramente non avere paura di far incontrare diversi stili, magari differenti tra loro. Questa secondo me è la caratteristica principale che si deve avere per far parte della musica romana, mischiarla a tutti i generi possibili e immaginabili, senza mai snaturarla, ma solo arricchendola, cosi da renderla sempre innovativa e attuale.
Hai iniziato la tua carriera artistica con il collettivo hip hop Banda Larga, con cui hai pubblicato due album. Poi hai deciso di cambiare totalmente genere e avvicinarti all’indie. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?
La scelta è nata seguendo un principio fondamentale: il rap è chi sei e quello che vivi. Con banda larga raccontavamo in chiave old school, la nostra vita di ragazzi di quartiere che avevano una rabbia in corpo da sfogare. Soprattutto eravamo bene o male tutti ancora al liceo, quindi avevamo un’ altra mentalità. Quando poi ci siamo ufficialmente sciolti, e in contemporanea ci siamo anche lasciati alle spalle la scuola, ci siamo dovuti confrontare con ambienti diversi, nel mio caso il mondo universitario. In questo periodo iniziava ad uscire fuori da Roma la wave musicale della love gang, di Carl brave ma anche Calcutta e altri. Poi quando vidi Coez che è sempre stato un mio punto di riferimento (sin dai Bro- ken) che iniziava a portare quel genere mescolandolo col rap, dissi
assolutamente questa è la chiave giusta. Quindi la scelta di avvicinarmi a questo genere è stata sicuramente perché mi piacevano molto i suoni, ma anche perché mi rendevo conto che l’indie fosse il giusto modo di raccontare, le esperienze che stavo vivendo.
Chino, il tuo nome d’arte è un omaggio alla tua città natale, Roma, ma anche al tuo amore per il cinema. Quali sono i film che ti hanno ispirato di più nella tua vita e nella tua musica? C’è un regista o un attore che ti piacerebbe incontrare o collaborare con?
Allora il mio nome d’arte deriva dall’inchiostro, però sicuramente per i temi che tratto all’interno dei brani e per l’immaginario che cerco di dare, Roma e il cinema sono due aspetti fondamentali per me. Se dovessi dirti dei film che sono fondamentali sia per me come persona sia per me come artista ti direi : c’eravamo tanto amati (che è il mio film preferito) La banda del gobbo (uno perché è un cult assoluto, e due perché Thomas Milian è stato fortemente legato al mio quartiere Tormarancia) poi sicuramente metterei Accattone di Pasolini e in chiusura ti direi Un sacco bello di Verdone, perché dentro quel film ci sta tutta la romanità possibile e immaginabile.
Per quanto riguarda l’attore che vorrei incontrare o con cui vorrei collaborare a qualcosa, ti direi Verdone.

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