Benvenuti nel cuore pulsante della musica contemporanea di "Nicali", dove le melodie si intrecciano con la storia personale di un artista che ha attraversato confini e culture per forgiare un suono unico.
Nel nostro esclusivo incontro, esploreremo come il viaggio da Roma a Londra abbia arricchito il tessuto della sua arte, trasformando esperienze multiculturali in vibrazioni che risuonano oltre ogni aspettativa.
Ci immergeremo in un racconto di rinascita musicale e creativa, dove ogni nota racchiude un pezzo di vita vissuta e ogni accordo è un passo lungo un cammino di scoperta artistica, un viaggio nell’anima di un musicista che ha fatto della sua musica un ponte tra due mondi.

Dalla scena romana ai palcoscenici londinesi, hai viaggiato attraverso due
mondi musicali distinti. Come ha influenzato questo percorso multiculturale il
tuo stile musicale?
Il mio stile musicale è stato fortemente influenzato dal mio percorso di vita, un
viaggio tutt’altro che lineare e semplice. Ho avuto modo di cambiare rotta diverse
volte, entrare in contatto con culture e persone che hanno arricchito la mia
esperienza e, come conseguenza, anche la mia musica.
A Londra ho avuto l’opportunità di lavorare come songwriter per alcuni dei
produttori e DJ di musica dance elettronica più affermati della scena inglese e
tedesca (WHOCARES, EMDI, Edward Snellen), pertanto, una volta tornato a Roma,
mi è venuto piuttosto naturale ripartire da questo genere. Nonostante la mia
scrittura sia rimasta fortemente influenzata dall’esperienza londinese, comunque, è
inevitabile che sia caratterizzata anche da elementi più tradizionalmente italiani,
come l’attenzione all’elemento lirico, quasi sempre di natura autobiografica e
introspettiva.
Hai condiviso il palco con nomi rinomati dell'industria musicale internazionale.
Cosa ti ha lasciato tutto questo in termini di esperienza?
Condividere il palco con alcuni dei musicisti più grandi dell’industria musicale
inglese e americana mi ha insegnato, paradossalmente, quanto sia importante
sbagliare. Sbagliare ci consente di perderci, immergerci nell’errore per poi risalire e
creare qualcosa di nuovo e totalmente inaspettato.
Il ritorno a Roma nel 2020 ha segnato per te un periodo di introspezione... Come
ha influenzato questo la tua musica e il tuo processo creativo?
Tornare a Roma è stato, allo stesso tempo, uno shock e un’occasione per
rinascere. La pandemia ha seminato dentro di me degli interrogativi importanti: mi
sono domandato quali fossero le mie vere priorità, quale direzione sarebbe stata la
più autentica da intraprendere durante questo viaggio di ricerca personale e
artistica. Dopo aver vissuto tanti anni a Londra e aver cantato su diversi palchi
internazionali, tornare a Roma mi ha permesso di fermarmi, rallentare lo scorrere
del tempo, riconnettermi al mio centro e ritrovare la voglia di fluire nella vita e nella
musica con nuove consapevolezze. Il mio processo creativo non è cambiato, ma
sono cambiati i presupposti su cui esso si posa.

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