Nel panorama musicale contemporaneo, dove l’innovazione si intreccia con la tradizione, emerge la voce di Elise Katrine Jane, che incarna l’essenza della musica country italiana con un tocco personale ed inconfondibile.
Con la sua chitarra e le sue storie, ci porta in un viaggio attraverso le note di un genere che sta conquistando l’Italia. In questa esclusiva intervista per Musicatonica, scopriamo l’origine del suo nome d’arte, la decisione coraggiosa di cantare nella sua lingua madre e l’ispirazione dietro il suo ultimo singolo “Essere o non essere”. Unitevi a noi mentre esploriamo il cuore pulsante del country pop italiano attraverso gli occhi di una cantautrice che sta ridefinendo i confini della musica con autenticità e passione.

Elise Katrine Jane, come nasce il tuo nome d’arte? C’è una storia dietro la scelta di questi tre nomi?
Il nome d’arte che è l’unione di più nomi nasce dall’esigenza di trovare un “unicità” perché all’inizio avevo scelto solo “Elise” sia perché mi ricordava il mio nome in versione americana e sia perché prendeva spunto da “Elisewin” che era il personaggio di “oceano mare” un libro di “Alessandro baricco” .
Jane si collega a Calamity Jane ovvero la prima donna del west, mentre Katrine è solo un rafforzativo che mi ricordava lo stesso metodo usato da J.K.Rowling (infatti spesso mi capita di abbreviare il mio in E.K.Jane)
Sei l’unica cantautrice italiana country a scrivere i testi nella tua lingua. Come mai hai deciso di non seguire la tendenza di cantare in inglese, come fanno molti artisti del tuo genere? Quali sono le sfide e i vantaggi di esprimerti in italiano?
Ho deciso di non scrivere le mie canzoni in inglese, prima di tutto perché non sono madrelingua inglese, e “competere” con persone che giocano in casa, non credo sia il modo più intelligente di procedere. Più che altro sperimento uno stile che mi piace, adattandolo alle mie caratteristiche e viceversa! La sfida è far comprendere che è un genere diverso adesso, da come in italia generalmente lo si immagina.

Cresciuta fin da piccola circondata dalle chitarre costruite da tuo padre, cominci a suonare questo strumento a soli sei anni. Ci racconti come è nata la tua passione per la chitarra e come hai imparato a suonarla? Quante chitarre possiedi e quale è la tua preferita?
Ho iniziato semplicemente chiedendo di poter imparare a suonare, ogni sabato veniva un insegnante a casa nostra e iniziai a suonicchiare i primi spartiti! Penso che ci sia sempre stata la passione per questo strumento, per qualche ragione a me tuttora sconosciuta mi ci sentivo legata
Non ho moltissime chitarre in realtà, la primissima chitarra, era a misura bimbo ma non ricordo quale fosse la marca! Ho un Alhambra classica che usavo per studiare al conservatorio, una chitarra elettrica costruita da mio padre che non ho mai suonato dal vivo, una Martin e una Taylor! Attualmente la mia preferita è la Martin! Ma sono comunque affezionata a tutte
Parlaci un pò del tuo ultimo singolo “Essere o non essere”… come nasce? cosa ti ha ispirato nella sua creazione?
Essere o non essere prende spunto dalla frase di Amleto, ma parla in realtà di quel periodo nel quale ci si chiedeva quale fosse la strada giusta da percorrere. E racconta il periodo trascorso tra i banchi di scuola, in cui ci si concentrava su dettagli che poi la distanza del tempo trasformerà in sensazioni frammentate
L’ispirazione l’ho avuta grazie ad un mio collega che frequentava l’ultimo anno di liceo e che mi ha ricordato come mi ero sentita

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